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Corte di Appello di Brescia

Il Caso

I principi sono stati espressi nel giudizio di appello promosso dal lavoratore avverso la sentenza del Tribunale che aveva respinto le domande proposte nei confronti della società datrice di lavoro, volte ad ottenere la condanna di quest’ultima al risarcimento dei danni patiti a seguito dell’infortunio sul lavoro al medesimo accaduto.
A fondamento della decisione, il giudice di prime cure aveva rilevato che, all’esito dell’istruttoria, gli elementi acquisiti non consentivano di delineare con chiarezza la dinamica dell’infortunio, considerato che nessuno aveva assistito al fatto e gli accertamenti ad opera del servizio di prevenzione e sicurezza de-gli ambienti di lavoro erano avvenuti a distanza di quasi 6 anni dal fatto. In particolare, osservava che se anche fosse stata veritiera la versione dei fatti esposta dal ricorrente, secondo cui egli era caduto a terra trasportando manualmente delle barre di ferro reggiate, non vi sarebbero stati elementi sufficienti per ricostruire profili di colpa della società, posto che era risultato in giudizio che: il ricorrente al momento della caduta era dotato delle scarpe antiscivolo; aveva a disposizione le attrezzature necessarie per compiere in sicurezza l’operazione di movimentazione delle barre, quali carrello elevatore o sollevatore manuale; era stato pure autorizzato a farsi aiutare dai colleghi; era stato adeguatamente formato in materia di sicurezza.

La Massima

Il datore di lavoro che impartisca al lavoratore l’ordine di eseguire una manovra rischiosa (nel caso di specie, la movimentazione di barre di ferro lunghe 6 metri e del peso medio di 30 kg l’una), omettendo di indicare al medesimo la modalità di esecuzione meno rischiosa dal punto di vista della sua sicurezza (nel caso di specie, rimettendo al lavoratore la scelta di avvalersi di un carrello elevatore o di un carrello manuale, rivelatisi in concreto inservibili, ovvero dell’aiuto di un collega), tiene una condotta non conforme alla normativa in materia di sicurezza sul lavoro.

La Decisione

La Corte d’Appello ha accolto parzialmente le domande del ricorrente appellante.


Corte di Appello di Brescia
Sentenza del 5 dicembre 2019 n. 392